Coloranti per penne a sfera come antitumorali
Nel mese di luglio 1981 Sheri Back, una bambina di otto anni ammalata di cancro, moriva al Methodist Hospital di Peoria (Illinois, USA). Ad ucciderla non era stato il tumore, ma le terapie praticatele dai medici per vincere il tumore. La bambina morì infatti per insufficienza cardiaca causata dal Mitoxantrone, un farmaco chimico sperimentale ricavato dal colorante contenuto nell’inchiostro delle penne a sfera! Sheri non era l’unica vittima: come lei, migliaia di pazienti di tutte le età, ammalati di cancro, sono deceduti per essere stati “curati” con Mitoxandrone, che ha loro provocato (a parte le intossicazioni e tutti gli effetti nocivi immaginabili) insufficienza cardiaca.
Il fatto è noto grazie a un’inchiesta che, qualche mese dopo, aveva effettuato il “Washington Post”, raccogliendo le testimonianze di oltre seicento persone fra medici, pazienti, personale paramedico, ricercatori e scienziati di fama, riuscendo a provare 620 decessi di cancerosi dovuti a terapie d'”avanguardia”.
Il Mitoxandrone non era il solo farmaco in causa. Come risulta dai documenti pubblici dei vari enti federali statunitensi preposti al settore cancro, circa 150 farmaci sperimentali sono stati somministrati a parecchie migliaia di ammalati di cancro a scopo di “trattamento medico” nel corso degli anni settanta e inizio ottanta, ottenendo come risultato un gran numero di decessi e, nel migliore dei casi, l’induzione di terribili sofferenze e dolori indicibili provocati dalle sostanze tossiche introdotte nell’organismo per lo più sotto forma di iniezioni, ma anche come capsule, pastiglie, gocce, ecc.
Tutto l’affare si è svolto sotto l’egida e il patrocinio del National Cancer Institute (Istituto Nazionale del Cancro) di Bethesda, che voleva provare su pazienti farmaci sperimentali già lungamente testati sugli animali e che avevano dato sugli animali i soliti “incoraggianti” risultati.
Molti di questi composti sono inclusi (e lo erano anche all’epoca dei fatti) negli elenchi delle sostanze chimiche industriali ad altissimo livello di tossicità: fra essi vi erano anche diserbanti, insetticidi e coloranti mortali per l’uomo. Tutto questo prova una volta di più il fallimento scientifico degli esperimenti sugli animali. I farmaci sono stati prescritti non soltanto dal National Cancer Institute (che li fece adottare dai diversi centri antitumorali degli USA), ma anche in altri paesi.
Fra i farmaci accusati di aver ucciso un gran numero di pazienti, erano (oltre al Mitoxandrone), ilMeccnu, il Methyl-gag, il Piperazinedione, il B-TGDR, l’Esametilene melamina (HMN), il pentametilene melamina, l’AMSA, l’F3 TDR, la Neocarcinostatina, ecc.
Questo è accaduto nel 1981. Dodici anni dopo, nel 1993, la rivista medica americana “The Medical Letter” riportava i nomi di alcuni farmaci sperimentali prescritti a pazienti contro il cancro. Vi erano anche due di quei farmaci: il Methyl-gag e l’AMSA. Evidentemente, dopo le prove su animali, oltre dodici anni di sperimentazioni su pazienti, scandali e decessi, non sono ancora sufficienti per provare i danni!
“The Medical Letter” riporta anche alcuni effetti tossici di questi due farmaci: depressione midollare, ulcerazioni gastrointestinali, confusione mentale, neuropatie, vertigini, ecc. per il Methyl-gag; depressione midollare, danno epatico, convulsioni, scompenso cardiaco, disfunzione renale, ecc. per l’AMSA, ma non dice che questi farmaci “sperimentali” (che, come tali, si suppone siano nuovissimi) erano già prescritti negli anni settanta e sono stati oggetto di un grosso scandalo nel 1981.
Nel 1982, i responsabili del National Cancer Institute ammettevano di aver autorizzato “cure sperimentali per il cancro che erano risultate più mortali delle malattie in questione“. Fu ammesso trattarsi di “decine di migliaia” di pazienti, fra cui numerosi bambini, affetti da malattie tumorali. Un vero e proprio genocidio consumato in nome della scienza e della ricerca medica. Le dichiarazioni che furono rilasciate dai responsabili, quando i fatti vennero alla luce, erano agghiaccianti: fu tranquillamente ammesso che i farmaci in questione derivavano da erbicidi, tinture, insetticidi, ecc., e che avevano causato morti ben più dolorose di quanto non avrebbe fatto la malattia. Fu inoltre dichiarato che molte vite si sarebbero potute salvare, se si fossero impiegati metodi terapeutici diversi.
Molti pazienti, prima di morire, avevano contratto insufficienze epatiche, collassi renali e cardiaci, malattie delle vie respiratorie, avevano avuto il midollo osseo distrutto, danni al cervello, paralisi; altri avevano contratto infarti od erano entrati in coma. Per di più queste terapie stimolavano la formazione di nuovi tumori e incentivavano quelli esistenti.
Il fatto fu paragonato a una “donazione alla scienza di corpi ancora vivi”, con l’unico appunto che non si trattava di “scienza” ma di faccende da codice penale, come la truffa e l’omicidio. C’è da chiedersi quale valore certi medici curanti attribuiscono al Giuramento di Ippocrate, da loro pronunciato prima di intraprendere la carriera.
Mentre i pazienti morivano fra sofferenze inimmaginabili, il National Cancer Institute continuava a emettere note enfatiche nella valutazione delle “capacità terapeutiche” dei diversi farmaci contro il cancro, inducendo così i pazienti e le loro famiglie ad avere fiducia e a farne uso. Eppure molti di questi farmaci non erano neppure approvati dalla permissiva FDA (Food and Drug Administration), organo preposto a concedere autorizzazioni in materia. Ma in questi casi nulla può fermare la marcia nefasta: le sperimentazioni sono continuate senza che dal Congresso americano, dalla professione medica o dalla comunità scientifica fossero emanate norme proibitive e tanto meno restrittive o regolamentatrici. Ben inteso: l’assassinio non si regolamenta, lo si vieta, ma nessuno dice nulla e la storia continua ancor oggi, come lo prova la citata “The Medical Letter”.
Un responsabile dell’istituto Nazionale americano del Cancro si era giustificato con queste parole: “La teoria è che al mondo ci deve essere un ingrediente chimico che curi il cancro. Abbiamo deciso che il solo modo di scoprirlo è quello di pompare milioni di quei prodotti nelle vene umane.” Ulteriore e cinica prova di come la sperimentazione su animali sia una truffa colossale e di come i tanto conclamati “successi” non siano che strategie pubblicitarie per dare soldi a una fabbrica che produce strumenti di morte.
Il giornale dell’Associazione Medica Americana (“American Medicai Association Journal”) aveva fatto altre rivelazioni sconvolgenti, con riferimento non a farmaci sperimentali ma ad altri chemioterapici regolarmente in commercio: certi antitumorali si erano rivelati cancerogeni perfino per le dita delle infermiere che li somministravano ai pazienti. L’effetto cancerogeno si manifestava anche impiegando dei guanti! Si può intuire cosa succede al paziente, costretto ad ingerire o a farsi iniettare simili sostanze.
Il fatto è stato denunciato anche dal medico tedesco Dr. H. G. Eberhardt, che cita fatti tanto colossali da risultare incredibili per chi non conosce la truffa che si cela dietro il cosiddetto “male del secolo”: uno degli esempi più impressionanti è fornito dai citostatici, farmaci usati nella terapia antitumorale per inibire la proliferazione cellulare, quindi per bloccare l’avanzata del tumore. Invece i citostatici sono dotati di un potere cancerogeno così forte, che perfino il personale paramedico corre il rischio di contrarre il cancro. Gli effetti cancerogeni dei citostatici (oltre a quelli teratogeni e mutageni) sono riconosciuti dalla letteratura medica ormai da molto tempo, tanto che il direttore dell’istituto tedesco di Tossicologia e Chemioterapia del Centro per le Ricerche sul Cancro di Heidelberg consigliava di fare attenzione affinché “Gocce di questi preparati non venissero sparse nell’aria”. E quelle sparse nel corpo dei pazienti?
Il fatto è che molti pazienti muoiono dopo cure di chemioterapici, non soltanto a causa dei nuovi cancri iatrogeni, ma anche per gli innumerevoli e gravi effetti collaterali fra cui vi è la soppressione del sistema immunitario.
Nel 1986 alcuni ricercatori dell’istituto Pasteur (Parigi), che lavoravano nei laboratori di ingegneria genetica, contrassero il cancro. Fu nel corso di manipolazioni di prodotti chimici con lo scopo di indagare il loro potenziale cancerogeno.
Nel mese di agosto 1993 veniva denunciato un altro fatto assurdo: in tre ospedali di Roma erano stati somministrati farmaci scaduti ad ammalati di cancro, quasi a titolo sperimentale. I due farmaci in questione sono il Proleukin e l’Eprex. Circostanza curiosa, riportata dalla stampa: il Ministero della Sanità aveva ordinato il ritiro dei farmaci, ma non diede alcuna spiegazione sul perché le confezioni scadute, provviste della proroga ministeriale, continuassero ad essere usate!
Nel 1982, quando fu scoperto l’affare degli erbicidi e delle tinture miracolosamente trasformati in chemioterapici, fu svelato anche un altro scandalo, che era la conseguenza del primo, relativo a fatti che si riferivano sempre all’istituto Nazionale Americano del Cancro. Il direttore era finito sotto inchiesta per aver concesso a un ricercatore della Harward Medical School un’ulteriore sovvenzione di un milione di dollari, nonostante fosse a conoscenza che questo ricercatore falsificava le sue relazioni sui presunti progressi fatti dagli ammalati di cancro sottoposti a trattamenti sperimentali senza neppure essere informati, e senza aver informato neppure i loro parenti. Il direttore del “Cancer National Institute” aveva inoltre temporaneamente tenuto nascosto il fatto che alcuni antitumorali a base di nitrosuree (sostanze chimiche che danneggiano il sistema ematopoietico causando anemia aplastica mortale, ecc.) avevano causato a quattro pazienti un blocco renale mortale.
In un articolo apparso su una pubblicazione tedesca, il Dr. Hans A. Nieper denuncia casi analoghi, precisando che le statistiche concernenti le presunte guarigioni dei malati di cancro sottoposti a chemioterapia vengono falsificate col consenso delle autorità competenti, e questo in diverse parti del mondo, con lo scopo di simulare successi inesistenti e ottenere maggiori finanziamenti.
Statistiche truccate
Nel 1975 il cancerologo americano Dr. Hardin B. Jones esibiva al Congresso di Cancerologia che si teneva all’università di Barkeley (California) una documentazione bomba: era il risultato di una ricerca statistica durata 23 anni e appena conclusa. Il Dr. Jones aveva ampiamente provato che gli ammalati di cancro che avevano rifiutato di sottoporsi alle terapie ufficiali (chemioterapia e irradiazioni) erano sopravvissuti in media per dodici anni e mezzo, mentre quelli che si erano affidati ai farmaci derivanti dalla sperimentazione animale erano morti in media in soli tre anni. Per di più il Dr. Jones aveva denunciato l’esistenza di statistiche truccate da parte del potere chimico-medico favorevole alla vivisezione: un vero establishment del cancro che lavorava in sordina per simulare successi mai ottenuti e garantirsi così la fiducia e i finanziamenti del pubblico.
Le rivelazioni del Dr. Jones scatenarono l’adozione dei mezzi abituali in questi casi: censura dei dati, persecuzioni e calunnie nei confronti del relatore. I partecipanti al congresso, tutti medici e ricercatori di fama, avevano accolto freddamente la statistica e fra tutti i rappresentanti della stampa che erano presenti, soltanto un giornalista ebbe il coraggio di riferire quanto il Dr. Jones aveva affermato e provato. La statistica restò sconosciuta in Europa per alcuni anni, finché fu ripresa da qualche pubblicazione tedesca, fra cui quella che citiamo nelle note.
Fra le tante assurdità riguardanti il cancro, sarà bene ricordare il seguente fatto paradossale: nel 1926 il Premio Nobel per la medicina fu attribuito al ricercatore danese J. A. Grib Fibiger, che aveva scoperto la “spinoptera carcinoma”, cioè il bacillo che – secondo lui e alcuni creduloni – avrebbe provocato il cancro. Senonché la “spinoptera carcinoma” non è mai esistita, salvo forse che nell’immaginazione troppo vivace di qualche ricercatore.
È con questi sistemi che si coltivano le vane speranze dei pazienti e si vendono illusioni destinate a rimanere tali. Il “big business” del cancro è un affare molto redditizio e c’è chi sa tenerlo in auge con qualsiasi mezzo e a qualunque costo.
All’epoca del Dr. Jones”, la più influente rivista medica inglese (”The Lancet”), pubblicava un’altra statistica effettuata durante un periodo di 3 anni (1970-1973) nella regione inglese di Oxford, su un campione di 188 pazienti affetti da cancro inoperabile al polmone. Il campione era stato diviso in tre gruppi, dei quali il primo non ricevette trattamenti, il secondo fu trattato con procabarzina e il terzo con chemioterapia intensiva. Gli appartenenti al primo gruppo, cioè i pazienti affetti da cancro al polmone e in stadio avanzato della malattia che non ricevettero alcun trattamento, vissero più a lungo degli altri. Ecco le cifre:
- I gruppo – nessun trattamento: sopravvivenza media di 220 giorni;
- II gruppo – procarbazina: sopravvivenza media di 190 giorni;
- III gruppo – chemioterapia intensiva: sopravvivenza media di 75 giorni.
“The Lancet” non ci dice quanto sarebbero vissuti i pazienti cancerosi se avessero ricevuto un trattamento fitoterapeutico o comunque di medicina naturale. Forse sarebbero guariti, ma sarebbe troppo pretendere che una rivista medica ufficiale lo metta per iscritto.
Del resto, quello che sconcerta è che al momento di scegliere, di optare cioè per l’una o per l’altra terapia, la maggior parte dei pazienti non ci pensa due volte e si affida alle terapie ufficiali. È certamente la conseguenza della disinformazione e delle false informazioni diffuse dagli interessati.
Intanto le collette per raccogliere fondi da destinare alla ricerca contro il cancro si susseguono una dopo l’altra e la gente fa a gara a chi versa di più. Dove vanno a finire questi soldi? La maggior parte serve per acquistare animali da laboratorio, ai quali saranno indotti cancri artificiali che non hanno niente a che vedere con quelli umani; poi per acquistare apparecchi di contenzione, cioè costose apparecchiature che servono per fissare l’animale nella posizione voluta; per pagare équipes di ricercatori, assistenti, laboranti, laborantine e guardiani da laboratorio, e soprattutto per scoprire nuovi farmaci e nuove terapie che non risolveranno mai il problema del cancro, anzi, che faranno fare alla ricerca molti passi indietro. Ma tutto questo non è visibile né intuibile per la gran massa della gente, che continua a pagare mettendosi in pace la coscienza e garantendo la continuità di questa truffa colossale. Del resto, quando si pensa che buona parte della ricerca è organizzata dalle ditte farmaceutiche, che rappresentano la prima potenza industriale nel mondo dopo quella del petrolio, ci si può rendere conto di come risponda più a criteri commerciali che a necessità sanitarie.